San Camillo de Lellis, riformatore dell'assistenza ospedaliera
Nato in un paese dell'Abruzzo, Camillo si arruolò nell'esercito, in cui sviluppò un'inclinazione per il gioco d'azzardo. Perse tutto ciò che possedeva e venne congedato. In seguito svolse diversi lavori, prima di diventare inserviente in un convento di Cappuccini. Lì si convertì e chiese di essere ammesso, ma un'ulcera incurabile gli impediva di diventare religioso. Divenne infermiere presso l'ospedale di San Giacomo degli Incurabili a Roma. Si sforzava di vedere Cristo in ogni paziente, e diventato sacerdote fondò la Congregazione dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi. Morì il 14 luglio 1614.
Estasi di San Camillo de Lellis, di Cristobal Lozano, 1762, Museo d'Arte di Lima / © CC0/wikimedia
Motivi per credere :
- Non c'era alcun indizio sociale o culturale che lasciasse presagire la conversione di Camillo: l'abissale differenza, sia psicologica che spirituale, tra il giovane Camillo e l'adulto convertito era impossibile da comprendere da un punto di vista strettamente umano.
- Il suo primo lavoro in ospedale fu un fallimento, e sembrava altamente improbabile che potesse tornare a lavorare con i malati dopo un'esperienza simile. Tutto però cambiò quando si convinse che, nel prendersi cura dei malati, era la ferita di Cristo che stava curando. La sua saggezza e la sua luminosa carità suscitarono fiducia e ammirazione: venne nominato direttore dell'ospedale, e i giovani accorsero per imparare da lui.
- L'ulcera di Camillo non guarì mai, lasciandolo storpio e molto sofferente. Spinto da una forza straordinaria che gli permetteva di dimenticare i suoi disturbi, Camillo continuò a servire i malati fino alla morte. "Indebolito, passava da un letto all'altro, aggrappandosi alle colonne per non cadere. Ma non appena aveva superato cinque o sei letti, sembrava rinvigorirsi" (P. Sanzio Cicatelli, + 1627, nella biografia Vita del P. Camillo De Lellis).
- L'importanza delle riforme intraprese da Camillo nel campo dell'assistenza ospedaliera lo rese il precursore della moderna carità pubblica. In particolare, egli sottolineò che, oltre alla cura del corpo, chi assisteva i malati doveva prendersi cura anche dello spirito. Questa ispirazione è radicalmente diversa da quella che era la consuetudine dell'epoca.
- Ancora oggi, sull'esempio del loro fondatore, i Camilliani testimoniano l'amore di Cristo per i malati e gli emarginati mettendosi al loro servizio. Presenti nei cinque continenti, preferiscono dedicare le loro attività ai più trascurati.
Sintesi :
Figlio di un ufficiale, Camillo nacque il 25 maggio 1550 nel villaggio di Bucchianico, in Abruzzo. Perse la madre in tenera età e il padre trascurò la sua educazione. La sua formazione sociologicamente cattolica aveva poco a che fare con la fede (nella quale si impegnava ancor meno). L'adolescente non era affatto attratto dalla vita religiosa, e iniziò la vita adulta intraprendendo la professione delle armi. Soldato al servizio della Repubblica di Venezia e poi di Napoli, dovette lasciare la divisa nel 1574 quando il suo reggimento venne sciolto.
Gli anni di vita militare non fecero di Camillo un credente modello. Al contrario, si diede al gioco d'azzardo, al punto da spendere tutta la sua paga. I suoi compagni di gioco erano a volte bruschi, spesso chiassosi, persino violenti. A vent'anni, il futuro santo era ancora un giovane ambizioso, soggetto a passioni molto terrene.
Col tempo, però, la grazia operò, e Dio gli si manifestò per la prima volta in modo evidente nella persona di un cappuccino, che gli disse: "Dio è tutto. Il resto è niente. Devi salvare la tua anima, che non muore". Quell'incontro provvidenziale portò Camillo a scoprire una realtà sconosciuta, fatta di speranza e di bontà, di cui fino ad allora non aveva sospettato l'esistenza. Grazie a quel religioso, Camillo vide per un certo periodo il mondo sotto una nuova luce, e si rese conto che i suoi occhi si erano aperti su una realtà invisibile, non per uno sforzo personale, ma per l'intervento del Signore.
Ora sapeva che la sua vita deve essere un contributo al Vangelo, facendo conoscere quel Gesù che era venuto a cercarlo nel profondo delle sue passioni. Pieno di debiti, dovette però iniziare a curare le ulcere alle gambe, che gli provocavano molto dolore. Bussò alla porta dei Cappuccini per motivi tanto materiali quanto spirituali. Venne rifiutato. Non era ancora giunta la sua ora; la pazienza di Dio è infinita.
Cosa poteva fare? Andò a Roma, dove trovò lavoro all'Ospedale di San Giacomo degli Incurabili. Senza alcuna formazione medica o esperienza di lavoro con i malati, Camillo esitò, valutando i vantaggi e gli svantaggi della posizione: "Devo impegnarmi di più? Cosa si aspetta Dio da me?" Era sul punto di arrendersi, ma come poteva guarire i suoi ascessi? Non aveva soldi, e gli esperti erano costosi... Fu un altro fallimento: venne espulso dall'ospedale per lite e gioco d'azzardo.
C'era solo una soluzione: rientrare nell'esercito, che poteva provvedere alle sue necessità. Si arruolò al servizio della Repubblica di Venezia, partecipando alla campagna contro i Turchi nel 1569 e alla battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571. Poi arrivarono le tregue, e Camillo rimase di nuovo inattivo. Questa volta, però, fu assunto dai Cappuccini di Manfredonia, in Puglia, per costruire un nuovo edificio per il loro monastero. Dio lo avrebbe portato lì.
Nelle prime settimane della sua nuova vita, la passione per il gioco d'azzardo continuava a consumarlo, ma incontrò un pio cappuccino, guardiano della comunità, che un tempo era afflitto dalla stessa dipendenza. Con autorità, questi disse a Camillo di convertirsi, perché Dio, per quanto paziente, non gli avrebbe permesso di vivere così fino alla morte. Camillo accettò di riformarsi, e dopo qualche mese venne ammesso come fratello laico. Gli ascessi gli rendevano tuttavia molto difficile svolgere i compiti materiali che gli erano stati assegnati. L'infermiera del monastero non era in grado di aiutarlo, e presto dovette tornare alla vita civile.
Ancora una volta, che ne sarebbe stato di lui? Lontano da tutto, da Dio e da se stesso, ai margini della Chiesa, senza famiglia né veri amici, il suo futuro era più incerto che mai. Il periodo trascorso con i Cappuccini aveva però lasciato in lui un'impressione duratura. Ricordava con affetto le funzioni diurne e notturne, e sentiva che la carità soprannaturale che regnava tra i frati era gravemente carente nel mondo.
Tornò a Roma e chiese di lavorare di nuovo all'Ospedale di San Giacomo. Questa volta venne ammesso e la sua salute migliorò. Voleva amare e aiutare. Si formò come infermiere e venne assunto definitivamente. Camilllo assaporò una pace sconosciuta. Si avvicinò ai responsabili dell'ospedale e si interessò alle motivazioni cristiane che li spingevano a dedicare il loro tempo ai malati e ai poveri. Era cambiato, e poteva vedere quanta strada aveva fatto in pochi mesi. Il gioco d'azzardo non aveva più significato per lui; tutto ciò che voleva fare era servire Cristo nei suoi fratelli e nelle sue sorelle. Venne nominato direttore dell'ospedale San Giacomo: il dito di Dio si stava mostrando qui.
Poco dopo, Camillo incontrò a Roma un uomo eccezionale: San Filippo Neri, fondatore dell'Oratorio, che vide in lui una personalità di altissimo livello. Su consiglio di Filippo, decise di diventare sacerdote, un progetto che non si era mai affacciato nella sua mente fino all'età di 32 anni. Studiò latino al Collegio dei Gesuiti e poi proseguì gli studi di teologia. Fu ordinato presbitero in un momento di incredibile misticismo. Il giovane sacerdote divideva il suo tempo tra il ministero e l'ospedale, ma per lui non c'era differenza tra queste due fasi esistenziali: serviva Cristo nei malati.
Ben presto percepì che Dio gli chiedeva di più, ma non sapeva ancora cosa. Nel 1584 si rese conto che il servizio ai malati poteva diventare una realtà solo attraverso la preghiera, personale e comunitaria, e una vera formazione come assistente. Passò in rassegna gli ordini e le congregazioni esistenti. Un giorno gli venne un'idea: fondare un istituto i cui membri facessero voto di dedicarsi ai malati, anche a rischio della propria vita.
Camillo affidò questo progetto al Signore. Non aveva più dubbi: era tempo di agire. Nei mesi successivi creò l'Ordine dei Camilliani, o Chierici Regolari Ministri degli Infermi. L'anno successivo, Papa Sisto V confermò questa congregazione originale e unica nell'ordine della carità. Il Pontefice decise anche che il Superiore Generale sarebbe stato eletto ogni tre anni. Camillo fu il primo, e adempì ai suoi doveri con umiltà esemplare. Nel 1591, Gregorio XIV istituì la congregazione come ordine religioso. I suoi privilegi vennero confermati da Clemente VIII tre anni dopo. Un successo sorprendente per un giocatore pentito che un tempo era stato così lontano dalla fede!
Un dettaglio, a volte trascurato, va menzionato: la malattia che aveva impedito a Camillo di entrare nei Cappuccini lo avrebbe afflitto fino alla morte, ma egli non si lamentò mai e dedicò tutte le sue energie a visitare i malati. Curare è convertire.
Gli anni successivi furono segnati dalla moltiplicazione delle comunità in tutta Italia. Dotato del dono della profezia e della capacità di compiere miracoli, rese l'anima a Dio il 14 luglio 1614. Venne sepolto semplicemente vicino all'altar maggiore della chiesa di Santa Maria Maddalena a Roma. Beatificato nel 1742 e poi canonizzato da Papa Benedetto XIV nel 1746, Pio XI lo ha nominato, insieme a San Giovanni di Dio, copatrono degli infermieri nel 1930. Da più di quattro secoli, Camillo de Lellis è una figura fondamentale della carità cristiana.
Andare oltre :
Marie-Christine Brocherieux, Camille, edizioni Fleurus, collana "Un prénom / Un saint", 1999, 24 pagine.