L'unanime riconoscimento di Maria "Madre di Dio" in Terra come in Cielo
Le Sacre Scritture avevano profetizzato la venuta di una "Donna" (Gen 3,15) e di una Madre Vergine (Is 7,14): "Colei che deve partorire (Mi 5,2) e partorirà un bambino che sarà chiamato "Emmanuele" cioè "Dio con noi" (Is 7,14), "Dio potente" (Is 9,5)... All'alba dei tempi nuovi, Elisabetta, "piena di Spirito Santo" (Lc 1,41), fu la prima a identificarlo con la Vergine Maria, che riconobbe subito come "Madre di Dio". "A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?" (Lc 1,43).
Il titolo di Theotokos, o Dei Genitrix - letteralmente "Colei che genera Dio", comunemente identificato con Mater theou, "Madre di Dio", venne confermato solennemente nel Concilio di Efeso del 431, dopo essere stato contestato per un certo periodo da Nestorio, all'epoca Patriarca di Costantinopoli. Questa formulazione ingegnosa, che in realtà parla in primo luogo di Gesù, suo Figlio, "vero Dio e vero uomo", getta una luce del tutto particolare anche sul mistero di sua Madre. Sebbene Maria fosse un'umile creatura come noi, è stata elevata, come insegna san Tommaso d'Aquino, a "una certa dignità infinita, derivante dall'infinito bene che è Dio". "La distanza tra la Madre di Dio e i servi di Dio è infinita", dice San Bernardo. Questo è infatti il titolo fondamentale della Vergine Maria, che esprime in modo molto conciso e preciso il legame speciale e unico che ha, per tutta l'eternità, con il Verbo incarnato.
Rappresentazione del Concilio di Efeso, Notre-Dame de Fourvière a Lione / © CC0
Motivi per credere :
Alla proclamazione dogmatica del Concilio di Efeso seguì un entusiasmo unanime: fu accolta e celebrata in tutte le Chiese apostoliche d'Oriente e d'Occidente negli anni e nei secoli successivi, suscitando innumerevoli preghiere, icone, omaggi, cattedrali, chiese e santuari dedicati alla Theotokos, fino a Lutero, che vide in essa il "gioiello preziosissimo, mai abbastanza lodato".
"D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata" (Lc 1,48), profetizzò la Vergine Maria, poiché "grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente" (Lc 1,49) attraverso questa maternità divina accettata dalla sua "umile serva" (Lc 1,48): ed è proprio quello che è successo, in ogni secolo, in ogni Chiesa e in ogni continente, perché nessuna creatura è mai stata così glorificata sulla faccia della Terra, come descrive mirabilmente San Luigi Maria Grignion de Montfort (Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, 8 e 9).
Anche il Cielo ha celebrato e proclamato il titolo di "Madre di Dio". Non c'è mai stata una manifestazione divina che abbia scoraggiato o criticato questo uso. Al contrario, numerose apparizioni, comunicazioni e rivelazioni di Dio nel corso della storia della Chiesa non hanno mai cessato di magnificarlo e incoraggiarlo ovunque e sempre (da Sainte-Marie-Majeure e Le Puy-en-Velay a tutte le apparizioni moderne, senza dimenticare il dono dell'inno acatista, Costantinopoli, Guadalupe, Maria d'Agreda...)
Ciò è avvenuto in particolare sul Monte Athos, quando sono state miracolosamente donate dal Cielo le straordinarie parole dell'"Axion Estin", ormai incorporate nella liturgia di tutte le Chiese ortodosse: "È veramente degno lodarti, santa Madre di Dio, sempre benedetta e immacolata, Madre del nostro Dio. Tu, più venerabile dei Cherubini e incomparabilmente più gloriosa dei Serafini, tu che, senza perdere la tua verginità, hai dato alla luce il Verbo di Dio, tu, veramente Madre di Dio, noi ti magnifichiamo".
Tutte le conferme di questo straordinario titolo dogmatico, "fondamento di tutti gli altri" (Benedetto XVI), che onora la Vergine Maria più di ogni altra creatura, sono dunque giunte unanimi sia dal Cielo che dalla Terra.
Sintesi :
"Ci rifugiamo al riparo della tua misericordia, santa Madre di Dio. Ascolta le nostre preghiere mentre camminiamo verso di te", proclama la più antica preghiera cristiana ritrovata su un papiro in Egitto, risalente al III secolo, molto prima di Efeso. Ma come può un essere creato venire considerato la Madre dell'Essere increato che è Dio? La fede ci insegna che, sebbene Dio abbia creato tutto, nessuno ha creato Lui. Come può una delle sue creature essere considerata sua madre? La proposta sembra a dir poco sorprendente, e dobbiamo spiegare come i primi cristiani l'abbiano hanno compresa e giustificata.
Sant'Ignazio di Antiochia († 107), terzo vescovo di Antiochia dopo San Pietro ed Evodio e discepolo diretto di San Pietro e San Giovanni, reagì contro gli gnostici affermando a chiare lettere, nelle sue lettere agli Efesini e agli Smirnioti, le due verità essenziali da sostenere: Gesù è nato da Maria e Gesù è Dio. San Giustino, nella sua Apologia, scrisse poi intorno al 155 che il Figlio di Dio era nato. Fu però Sant'Ireneo, vescovo di Lione tra il 180 e il 200 circa, che nella sua Confutazione del cosiddetto gnosticismo difese questa verità rivelata, allora professata solo dai suoi due predecessori, con un discorso razionale basato sulla Sacra Scrittura. Come Tertulliano nel 197 nel suo Apologeticum, egli giustificò razionalmente la maternità divina di Maria sulla base della Rivelazione (cioè la Sacra Scrittura e la tradizione orale tramandata dagli Apostoli e raccolta dalla Chiesa).
Nella stessa direzione vanno le testimonianze di Origene, esegeta alessandrino morto nel 254, e di Papa San Felice I († 274). Lo storico Socrate annota addirittura nella sua Storia ecclesiastica (VII, 32) che, in una parte oggi perduta del suo commento all'epistola di San Paolo ai Romani, Origene avrebbe trattato direttamente il titolo mariano di θεοτόκος, tradotto come "Madre di Dio" - letteralmente "colei che ha partorito Dio". Possiamo quindi concludere che la maternità divina di Maria era chiaramente affermata nella sintesi della fede cattolica che oggi chiamiamo Credo e che all'epoca era indicata come "Simbolo", anche se il termine stesso θεοτόκος non si trova comunemente nelle opere degli scrittori ecclesiastici fino all'inizio del IV secolo.
Poco dopo, Sant'Atanasio, patriarca di Alessandria († 373), esplicita per la prima volta, nel terzo dei suoi Discorsi contro gli ariani, il principio teologico alla base dell'espressione "Madre di Dio". Poiché, diceva, le azioni corporee di Gesù Cristo devono essere attribuite anche al Verbo, seconda persona della Santissima Trinità, e poiché il corpo del Verbo è stato fatto da Maria, è corretto dire che il Verbo è nato da Maria.
Non sono stati da meno Sant'Ilario, vescovo di Poitiers († 367), San Cirillo, vescovo di Gerusalemme († 386), San Gregorio, vescovo di Nazianzo († 390), e San Zenone, vescovo di Verona († 390). San Girolamo († 421) definisce Maria "Madre del Figlio di Dio" (Sulla perpetua verginità della Beata Vergine, 2). Sant'Ambrogio la chiama "Madre di Cristo secondo la carne" e "Madre di Dio" (Sulla verginità, II, 1, 10, 13). Scrive senza mezzi termini che "la Madre del Signore, incinta del Verbo, è piena di Dio" (Esposizione del Vangelo secondo Luca, II, 26). Predicando ai suoi fedeli, Sant'Agostino parlava di Maria come della "Madre del Creatore"(Sermoni, ser. 186, 1). In una formula concisa, scriveva Creatore di Maria e tuttavia nato da Maria (ibid., ser. 187, 4), nata dalla "Madre del Figlio onnipotente" (ibid., ser. 188, 4) o dalla "Madre del Figlio dell'Altissimo" (ibid., ser. 51, 18). Un giorno, confrontando il concepimento di Giovanni Battista con quello di Gesù, Sant'Agostino sostiene che Elisabetta ha concepito solo un uomo, mentre Maria ha concepito Dio e un uomo (ibid., ser. 289, 2).
Come è nato Gesù dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria? Perché, spiega il vescovo di Ippona, la natura umana è stata unita al Verbo nel grembo di Maria, per cui la natura umana e il Verbo sono una sola Persona in Gesù Cristo (De Trinitate, XV, 26, e Sermoni, ser. 189, 2 e 192, 3).
Sappiamo che Nestorio, che fu patriarca di Costantinopoli dal 428 fino al Concilio di Efeso, dove fu deposto l'11 luglio 431, si oppose al titolo di "Madre di Dio",volendolo sostituire con "Madre di Cristo". Dobbiamo però tornare un po' indietro nel tempo, perché il vero padre del nestorianesimo fu Teodoro di Mopsuestis, maestro di Nestorio ad Antiochia. Rabboula, vescovo di Edessa, che partecipò al Concilio di Efeso, scrisse a San Cirillo di lui: "Nella provincia di Cilicia apparve un vescovo di nome Teodoro, oratore abile ed eloquente, che predicava dal pulpito la dottrina comune, accettata dal popolo, e nascondeva nei suoi scritti insidie di perdizione. All'inizio di alcuni dei suoi libri, minacciava di anatema il lettore che avesse mostrato questi scritti ad altri. In primo luogo, insegnava che la Beata Vergine non era veramente la Madre di Dio, perché Dio il Verbo non poteva nascere alla maniera degli uomini. Questo errore, che finora era rimasto nascosto nell'ombra, Dio, con un giusto giudizio, permise a Nestorio di consegnarlo al pubblico, affinché non si rafforzasse con il tempo".
In cosa consiste questo errore? Era un errore sulla Vergine Maria e sulla sua maternità? No; era un giudizio inesatto su Cristo, come dimostra un'altra lettera, questa volta di Cirillo di Alessandria: "Le opere di Teodoro sull'Incarnazione contengono bestemmie più insopportabili di quelle di Nestorio. È il padre dell'errore nestoriano". I vescovi riuniti nel 553 per il Secondo Concilio di Costantinopoli (Quinto Concilio Ecumenico) respinsero l'opinione di Teodoro secondo cui in Gesù Cristo ci sono due persone. Sbaglia, scrivevano, chi "ammette l'unica ipostasi di Nostro Signore Gesù Cristo come se questo implicasse il significato di più ipostasi, e cerca con questo mezzo di introdurre sul mistero di Cristo due ipostasi o due persone, e che dopo aver introdotto due persone, parla di una persona secondo la dignità, l'onore o l'adorazione, come Teodoro e Nestorio scrissero nella loro follia..."
A differenza di Teodoro e del suo allievo Nestorio, i contemporanei di Cristo - e i primi teologi che li seguirono - non videro mai in Gesù Cristo due personalità, due sé, ma piuttosto un'unica persona che parlava loro del Regno dei Cieli, camminava e mangiava con loro e compiva miracoli. In Cristo non c'è altro soggetto sussistente - cioè altra persona - che il Verbo divino, la seconda Persona della Santa Trinità, il Figlio eterno del Padre. È quindi lui che viene all'esistenza secondo questa nuova natura per lui: la natura umana. È la seconda Persona della Trinità che nasce secondo la carne di Maria. Maria è dunque la madre non di un'umanità senza soggetto, ma di questa Persona divina che è il Verbo. Partorendolo, Maria gli dà l'esistenza umana. Attraverso Maria, il Verbo diventa uomo, così come ogni bambino deve a sua madre il fatto di essere uomo.
La conseguenza dell'intima unione tra la natura umana e la Persona del Figlio di Dio è ciò che la teologia chiama "comunicazione degli idiomi". Tutto ciò che si dice dell'uno può essere attribuito all'altro. Il Verbo incarnato è uomo come noi (un soggetto - nel suo caso divino - che possiede la natura umana); come noi, è diventato uomo attraverso una donna che, dandogli questa natura, è veramente sua madre. Assumendo personalmente questa natura, il Verbo l'ha fatta sua, così come ha fatto sua anche la donna che gliel'ha donata: sua madre. Assumendo la natura umana, il Verbo l'ha elevata in sé alla divinità. Scegliendo una madre, ha introdotto questa donna in uno stato che nessun santo potrà mai raggiungere: l'ha costituita come un mondo a parte, da cui scaturiscono tutti gli altri privilegi, il più grande dei quali è la sua immacolata concezione.
In breve, Maria non è la Madre della divinità: questa affermazione non avrebbe senso. Non è nemmeno la Madre del Verbo secondo la divinità, che anche in questo caso non avrebbe molto senso. È la Madre del Verbo secondo l'umanità, perché gli permette di esistere in una natura umana come ogni madre umana fa per il proprio figlio.
Questa ricca e straordinaria formulazione, esplicitata a Efeso e nel resto della Tradizione della Chiesa, è stata unanimemente accettata ovunque e ha contribuito a fare della Vergine Maria la creatura più lodata al mondo, come nota San Luigi Maria Grignion de Montfort nei capitoli 8 e 9 del suo Trattato della vera devozione: "Ogni giorno, da un capo all'altro della terra, nel più alto dei cieli, nel più profondo degli abissi, tutto predica, tutto esprime l'ammirabile Maria. I nove cori degli angeli, gli uomini di ogni sesso, età, condizione, religione, buoni e cattivi, persino i diavoli, sono obbligati a chiamarla beata, che piaccia o no, con la forza della verità. Tutti gli angeli del cielo la invocano incessantemente, come dice San Bonaventura: Sancta, sancta, sancta Maria, Dei Genitrix et Virgo; e le rivolgono milioni di volte ogni giorno il Saluto Angelico: Ave, Maria, ecc., prostrandosi davanti a lei e chiedendole la grazia di onorarli con qualche suo comandamento. Anche San Michele [che], dice Sant'Agostino, pur essendo il principe di tutta la corte celeste, è il più zelante nel tributarle e farle tributare ogni genere di onori, aspettando sempre di avere l'onore di andare, su sua parola, a rendere servizio a uno dei suoi servi. Tutto il mondo è pieno della sua gloria, specialmente tra i cristiani, dove è presa come protettrice e custode in molti regni, province, diocesi e città. Molte cattedrali sono state consacrate a Dio sotto il suo nome. Non c'è chiesa che non abbia un altare in suo onore; non c'è regione o cantone in cui non ci sia una delle sue immagini miracolose, dove si guarisce da ogni tipo di male e si ottiene ogni tipo di bene. Quante confraternite e congregazioni in suo onore! Quante religioni sotto il suo nome e la sua protezione! Tanti fratelli e sorelle di tutte le confraternite e tanti religiosi e religiose di tutte le religioni che pubblicano le sue lodi e proclamano la sua misericordia! Non c'è bambino che, balbettando l'Ave Maria, non la lodi; non c'è quasi peccatore che, nella sua stessa durezza, non abbia qualche scintilla di fiducia in lei; non c'è nemmeno un diavolo all'inferno che, temendola, non la rispetti".
Contrariamente a quanto si crede, essere protestanti non significa negare la grandezza e l'importanza della Vergine Maria. Lutero, nel suo "Commento al Magnificat", scrisse queste parole che anche i cattolici e gli ortodossi di tutte le Chiese apostoliche potrebbero sottoscrivere: "La stessa dolce Madre di Dio mi ottenga lo spirito di sapienza per poter esporre e spiegare questo cantico di Maria. Dio mi aiuti [...] Perché queste "grandi cose" che Dio ha fatto per lei non possono essere espresse o misurate. Per questo riassumiamo tutto il suo onore in una sola parola, quando la chiamiamo "Madre di Dio"; parlando di lei, rivolgendosi a lei, nessuno può dire qualcosa di più grande, anche se possedesse tante lingue quante sono le foglie e le erbe, le stelle del cielo e la sabbia del mare. Dobbiamo esaminare con profondo raccoglimento cosa significhi essere la Madre di Dio [...] È il gioiello più prezioso, mai abbastanza lodato".
Allo stesso modo, Martin Luther King, il pastore battista assassinato il 4 aprile 1968 a Memphis, ha scritto: "Sperimentando che Dio fa cose così grandi in lei, la Beata Vergine, così umile, così povera, così poco considerata, impara dallo Spirito Santo una sapienza preziosa: impara che Dio è un Signore la cui unica preoccupazione è quella di innalzare ciò che è umile, di abbattere ciò che è armato e di guarire ciò che è rotto. Dio è l'unico che guarda negli abissi dell'angoscia e della miseria: è al fianco di coloro che vivono negli abissi. Non trovate meraviglioso il cuore di Maria? Sa di essere la Madre di Dio, elevata al di sopra di tutti gli uomini, eppure rimane così umile, così serena che qualsiasi cosa le accada non la porta a considerare inferiore l'ultimo dei servi. Il cuore di Maria lascia che Dio faccia la sua opera. Facciamo lo stesso anche noi. Questo sarebbe cantare un vero Magnificat. La lode di Maria riporta tutto a Dio: "Dio è magnificato!".
Anche il Cielo ha celebrato e proclamato il titolo di "Madre di Dio" attribuito alla Vergine Maria: non c'è mai stata alcuna manifestazione divina che abbia scoraggiato o criticato questo uso. Al contrario, numerose apparizioni e rivelazioni di Dio nel corso della storia della Chiesa non hanno mai smesso di magnificarlo e incoraggiarlo ovunque e sempre (da Santa Maria Maggiore e Le Puy-en-Velay a tutte le apparizioni moderne, compreso il dono dell'inno Akathist, Costantinopoli, Guadalupe, Maria d'Agreda...) Così è stato sul Monte Athos, come vedremo tra poco, quando sono state miracolosamente donate dal cielo con la venuta di un angelo le straordinarie parole dell'"Axion Estin", ormai inserite nella liturgia di tutte le Chiese ortodosse: "È veramente degno lodarti, santa Madre di Dio, sempre benedetta e immacolata, Madre del nostro Dio. Tu, più venerabile dei Cherubini e incomparabilmente più gloriosa dei Serafini, tu che, senza perdere la tua verginità, hai dato alla luce il Verbo di Dio, tu, veramente Madre di Dio, noi ti magnifichiamo".
È dunque dal Cielo e dalla Terra che provengono tutte le conferme di questo straordinario titolo dogmatico, "fondamento di tutti gli altri" (Benedetto XVI), che onora la Vergine Maria più di ogni altra creatura.
Olivier Bonnassies, sulla base dell'ampia documentazione fornita da padre Vincent-Marie Thomas, dottore in Filosofia.