Francesca Romana, il gioco del Cielo e dell'Inferno
Francesca Ponziani era una moglie e madre molto devota, la cui vita fu costellata di tragedie: la perdita del patrimonio familiare, il grave infortunio del marito - che pensava di perdere, ma che fu bandito per cinque anni -, la consegna del figlio maggiore al re di Napoli come ostaggio, la morte dei due figli più piccoli, Gian Evangelista e Agnese... In ogni prova, Francesca cercava conforto in Dio: pregava e dimenticava sempre più se stessa per aiutare gli altri. Dio avrebbe avuto pietà di lei. Un anno dopo la morte del figlio Gian Evangelista, mentre pregava tutta la notte nella sua camera da letto, la trentenne fu abbagliata da una luce straordinaria che inondava la stanza. In quella luminosità soprannaturale, vide due ragazzi: uno era senza dubbio il figlio che aveva perso, l'altro, un angelo radioso.
Antoniazzo Romano, Santa Francesca Romana guarisce un moribondo, 1468, Monastero di Tor de' Specchi, Roma / © CC0, wikimedia.
Motivi per credere :
- L'apparizione di Gian Evangelista Ponziani a sua madre non fu né un'illusione né un sogno che lei fece assopendosi durante le preghiere. Francesca era perfettamente sveglia ed ebbe una conversazione coerente con il figlio, ogni dettaglio della quale rimase fissato nella sua memoria.
Gian Evangelista riferì alla madre la peggiore disgrazia che potesse ancora capitarle: "Mamma, il Signore ti chiede la mia sorellina Agnese; il suo posto è pronto nella Gerusalemme celeste. Non affliggerti, ma gioisci sapendo che i tuoi figli sono tra gli angeli del cielo". Se avesse cercato consolazione al suo dolore inventando dialoghi con il figlio scomparso, non sarebbero stati certo di questo tono. Un anno dopo questo annuncio, Agnese morì per una malattia infantile all'età di otto anni, confermando l'apparizione ricevuta.
- Francesca era abituata a prendere sul serio le parole del figlio, vivo o morto che fosse. Fin dalla prima infanzia, Gian Evangelista possedeva un folgorante carisma profetico che si manifestava per annunciare catastrofi. Queste profezie si avverarono, anche le più improbabili, come il giorno in cui il giovane mise in guardia un sacerdote, ospite alla loro tavola, da un'ambizione smodata che lo avrebbe portato alla rovina in questo mondo e nell'altro. Diventato vescovo, il sacerdote avrebbe fatto un pessimo uso del suo rango.
- L'arcangelo, che accompagnava il bambino e non l'avrebbe mai lasciato, non era un "amico immaginario" o la proiezione di una donna frustrata nel suo amore materno. Sebbene Francesca fosse stata l'unica a vederlo e a parlargli, diverse altre persone (tra cui don Giovanni Mattiotti, il suo confessore) furono testimoni di fenomeni spettacolari che dimostravano la presenza accanto a lei di un essere, certamente invisibile, ma che interveniva nella sua vita quotidiana e interagiva con lei. I testimoni assistettero anche all'intervento di altri esseri invisibili, i demoni, che perseguitavano costantemente Francesca, così come la cognata e amica Vannozza, arrivando persino a tentare l'omicidio.
- Don Mattiotti le fece trascrivere le sue novantatré visioni e ne garantì la pubblicazione presso le autorità ecclesiastiche. Affranto dall'angoscia per le divisioni nella Chiesa e le disgrazie dei tempi, testimoniò di aver chiesto più volte all'arcangelo, tramite Francesca, consigli e pareri, il cui contenuto non poteva provenire da lei, che non possedeva le conoscenze necessarie per darli.
- Non possiamo pensare che Francesca mentisse o inventasse le sue interazioni con l'angelo, tanta era la sua intensa pietà e il suo rispetto per Dio. La nostra fonte principale sulla sua vita è infatti la biografia scritta dal suo confessore, la cui perfetta autenticità e gli innumerevoli miracoli raccontati furono da lui difesi davanti al Papa.
- È impossibile credere che fosse una squilibrata psichiatrica. Nessuno era più equilibrato di Francesca, che, con i piedi ben saldi a terra, affrontava difficoltà, problemi e tragedie con coraggio e buon senso. Seppe destreggiarsi tra tutte le responsabilità di moglie, madre e capofamiglia - soprattutto nel delicato periodo dell'assenza del marito, del figlio maggiore e del cognato - e le attività caritatevoli in cui era impegnata, come la comunità religiosa da lei fondata.
Con l'avanzare dell'età, i carismi di Francesca si moltiplicarono, dimostrando la realtà delle sue visioni e i suoi legami con il mondo invisibile. Era stigmatizzata e trasverberata - il suo cuore era trafitto, come quello di Cristo - e sapeva distinguere tra le ostie consacrate e quelle non consacrate; leggeva le anime e possedeva i doni di un'operatrice di miracoli, tanto che, quando i medici la vedevano, dicevano che "non c'è niente da fare dove Dio è all'opera". Ottenne frutti fuori stagione (pere a marzo e uva a gennaio) per dimostrare che le sue affermazioni erano vere; le fu attribuita la resurrezione di un bambino nato morto e di una bambina annegata nel fiume Tevere; ebbe continue visioni ed estasi; visitò l'Inferno e il Purgatorio sotto la guida dell'arcangelo Raffaele, e così via.
- Tutti questi fenomeni, registrati dal suo confessore e che la resero così popolare durante la sua vita, furono inclusi nella sua bolla di canonizzazione del 29 maggio 1606 da Papa Paolo V, a riprova del fatto che nessuno pensò di metterli in discussione.
Sintesi :
Francesca Bussa nacque a Roma nel 1384 da una famiglia aristocratica. Fin da piccola era attratta dal chiostro e dalla vita contemplativa, un futuro che non piaceva ai suoi genitori, che volevano allearsi con la potente famiglia dei Ponziani. Su consiglio del suo confessore, che insisteva sull'obbedienza, la dodicenne decise di accettare un matrimonio che le ripugnava.
Sebbene Lorenzo fosse un giovane affascinante e pio, con il quale visse felicemente per quarant'anni ed ebbe tre figli, dover rinunciare al suo desiderio di donarsi a Cristo fu una tale disgrazia per Francesca che si ammalò. Proprio quando si pensava che fosse perduta, le apparve Sant'Alessio che le chiese, a nome di Dio, se volesse davvero morire o fosse disposta a vivere e a soffrire,per mostrare ciò che un vero cristiano impegnato nel matrimonio poteva fare per Gesù e per il bene delle anime. Francesca accettò di sacrificarsi e venne immediatamente guarita.
Questa scelta eroica portò nella sua vita quotidiana un mondo invisibile che prima aveva solo intravisto. Angeli e demoni non l'avrebbero mai abbandonata. Il diavolo, timoroso del bene che avrebbe fatto, incapace di sedurla con l'attrazione dei beni materiali, furioso per i suoi digiuni a base di pane secco, acqua e verdure bollite non salate e ancor più per le sue penitenze (cilicio, catena di ferro intorno al corpo), la sua disciplina (si frustava per mortificare la sua carne ed espiare i peccati di lussuria degli altri) e la sua umiltà, che la portava a vestirsi come una donna del popolo e ad abbassarsi a lavori umili, cercò di distoglierla da questa vita devota con ogni mezzo. Assunse le sembianze di un religioso che dipinge un quadro disgustoso della pietà e del popolo della Chiesa, cercando di farle abbandonare le preghiere e i sacramenti. Una notte, mentre il marito era assente, Francesca venne svegliata dal peso di un corpo sopra il suo; spaventata, scoprì di dividere il letto con un cadavere maschile in decomposizione, il cui fetore la accompagnò a lungo... Il demonio passò poi alle violenze fisiche, spingendo Francesca giù per le scale o dentro i camini accesi, appendendola in aria, minacciandola di farla cadere e cercando di annegarla nel Tevere insieme alla cognata. Aggredì anche la cognata, facendola cadere e riportando gravi ferite, allo scopo di portare Francesca alla disperazione privandola della sua migliore amica e confidente.
All'inizio del 1410, Francesca Ponziani era una moglie e madre provata. Suo marito Lorenzo era stato bandito da Roma a causa della sua scommessa su Papa Gregorio XII nell'interminabile disputa sul Grande Scisma d'Occidente, che stava lacerando il cattolicesimo e vedeva ora tre Pontefici in lizza per la tiara. Il figlio maggiore, Gian Battista, era stato preso in ostaggio per liberare lo zio, prigioniero del re di Napoli. Approfittando della loro assenza, i loro rivali, la famiglia Colonna, saccheggiarono palazzo Ponziani e si impadronirono di tutti i beni, lasciando nell'indigenza Francesca, i suoi due figli più piccoli, Gian Evangelista e Agnese, e la cognata Vannozza. Poi la peste si abbatté sulla città, portandosi via il piccolo Gian Evangelista, di nove anni; Agnese raggiunse il fratello poco dopo. Questa serie di disgrazie la aiutò solo a crescere nella santità.
Quando le apparve il figlio morto e arrivò l'arcangelo incaricato di vegliare su di lei, il bambino le disse: "Dio lo ha mandato per confortarti e guidarti nel tuo pellegrinaggio dalla terra al cielo. Egli sarà sempre con te".Francesca se ne rendeva conto. Pur appartenendo a un coro angelico inferiore, il secondo, l'arcangelo emetteva un tale chiarore che lei non riusciva a sostenerla e doveva velarla quando, in certe occasioni, le permetteva di contemplarlo. Lo trovava pratico, perché la sera poteva leggere senza lampada. Gli interventi dello spirito celeste sono sempre notevoli. Durante una cena, Francesca si distrasse e lasciò che i commensali parlassero male di qualcuno; per punirla, l'angelo le mandò un magistrale schiaffo che tutti sentirono, prima di notare il segno di cinque dita sulla sua guancia infiammata...
Qualche anno dopo, quando la nuora la umiliava e maltrattava continuamente, portandola alle lacrime, l'angelo, esasperato dai modi della giovane donna, le diede le botte che si meritava nel bel mezzo di un pranzo di famiglia. In un'altra occasione, quando il diavolo cercò di strappare dalle braccia di Francesca il suo nipotino di tre anni, l'arcangelo intervenne per rimetterlo a dormire nella sua culla. Tutti i presenti rimasero sbalorditi, anche se non videro l'angelo, nel vedere il bambino volare attraverso la stanza, atterrare nel suo letto ed essere rimboccato da una mano invisibile.
Nel 1425, Francesca fondò una congregazione chiamata delle Oblate di San Benedetto, che in seguito divenne delle Oblate di Santa Francesca Romana, presso le quali si ritirò nel 1436 alla morte del marito, ma rifiutò di diventare superiora, preferendo andare a chiedere l'elemosina ai poveri o svolgere i lavori più duri. Poco dopo, l'arcangelo la lasciò e venne sostituito da un potente angelo di un coro più alto, in grado di accompagnarla meglio sulla via della perfezione e la cui presenza tenne definitivamente a bada i demoni. Una visione di San Benedetto la convinse ad accettare la carica di superiora, ultimo sacrificio per la grande signora che Roma chiamava "la poverella del Trastevere".
Ammalatasi all'inizio di marzo del 1440 mentre assisteva il figlio, Francesca predisse che non sarebbe vissuta oltre il giovedì successivo. Morì quattro giorni dopo, il 9 marzo, come aveva anticipato, circondata da una tale venerazione da diventare la santa di Roma per eccellenza. Le sue ultime parole furono: "Vedo il cielo aperto. L'angelo è davanti a me, mi chiama! Il mio compito è completo".
Esperta di storia della Chiesa, postulatrice di una causa di beatificazione e giornalista per diversi media cattolici, Anne Bernet è autrice di oltre quaranta libri, la maggior parte dei quali dedicati alla santità.
Andare oltre :
Don Giovanni Mattioli, Vita della beata Francesca Romana.