La straordinaria precisione geologica degli scritti di Maria Valtorta
A metà del XX secolo, la mistica cattolica italiana Maria Valtorta ha ricevuto più di 600 visioni della vita di Gesù, che ha trascritto in migliaia di pagine scritte a mano. Lo studio meticoloso di questi scritti, intrapreso dopo la sua morte, non smette di stupire gli esperti. Uno di questi, il dottor Vittorio Tredici, responsabile dell'Azienda Mineraria Metallurgica italiana, è rimasto stupito nel constatare che le descrizioni geologiche e mineralogiche di Maria Valtorta corrispondevano perfettamente alla realtà del luogo, nonostante lei non fosse mai stata fisicamente sul posto e non esistesse all'epoca alcuna documentazione contenente questi dettagli.
Maria Valtorta a 15 anni / © CC0/wikimedia
Motivi per credere :
Maria Valtorta non poteva avere, in termini umani, le conoscenze che condivide nelle sue trascrizioni (dettagli topografici, geologici, mineralogici), per tre motivi:
- non ha mai visitato fisicamente i luoghi che descrive dettagliatamente;
- descrive alcuni elementi che nel frattempo sono scomparsi o che sono cambiati così tanto negli ultimi duemila anni da diventare non identificabili per chi non è esperto di Geologia;
- all'epoca non esisteva una banca dati documentaria che contenesse tutte queste informazioni.
Sintesi :
Nel corso della sua opera, Maria Valtorta cita circa 50 tipi di minerali: smeraldi, turchesi, opali, ametiste, diaspri, zaffiri, zirconi, topazi, rubini (117,6), berilli, onici, crisoliti (294,3), marmo cipollino (370,1), porfido (375,3), sardonice, agate (525,6), basalto (558,3)...
Il dottor Vittorio Tredici (1892-1967) è stato dal 1934 presidente dell'Azienda Mineraria Metallurgica Italiana (AMMI). Conosceva bene la ricerca mineraria in Giordania. Nel gennaio 1952, leggendo L'Evangelo come mi è stato rivelato, confermò le descrizioni geologiche e mineralogiche di Maria Valtorta in un contesto privo di documenti scientifici che potessero essere utilizzati nei suoi scritti (cfr. Pro e contro Maria Valtorta, pp. 90-93). Aggiunse inoltre che Maria Valtorta descriveva (nella visione 287) l'uso di blocchi di calcare sovrapposti che assomigliavano al granito, una precisione che "può essere apprezzata, sul posto, solo da un esperto", così come la presenza di una sorgente nei pressi di Gerasa, effettivamente attestata, ma così piccola che è molto facile non notarla.
Leggiamo la testimonianza del dottor Tredici:
"Ho letto alcuni volumi delle "Parole di vita" [titolo originale] scritte dalla signorina Maria Valtorta. Devo ritenermi, dal punto di vista della formazione teologica, un semplice laico, tuttavia l'impressione da parte mia è stata - immediatamente - che un'Opera del genere non potesse essere frutto di una semplice volontà umana, anche se dotata di dottrina, cultura e capacità veramente superiori.
Ho sentito l'impronta inconfondibile del Maestro divino, anche se si presenta agli occhi del lettore in una luce così realistica che non può apparire dalla semplice lettura dei Vangeli.
Ma questa Umanità - per quanto umile e naturale - è ancora inconfondibilmente la vera Umanità di Nostro Signore Gesù Cristo, come abbiamo sempre visto nelle nostre meditazioni e aspirazioni in tutta la nostra vita di peccatori. E ho l'impressione che, se l'Opera è in grado di suscitare, dal profondo del nostro essere, una miriade di pensieri, sentimenti e opere buone, è allo stesso tempo in grado di convincerci, in modo oserei dire definitivo, che la verità esiste solo e unicamente nel Vangelo, perché - anche nei concetti più elevati - lo rende accessibile in modo chiaro e perfetto a tutte le menti.
Ciò che più mi ha colpito nell'esaminare criticamente l'Opera è la perfetta conoscenza che lo scrittore ha della Palestina e dei luoghi in cui Nostro Signore Gesù Cristo è stato predicato. Una conoscenza che, in alcuni passaggi, va oltre la normale conoscenza geografica o panoramica, diventando addirittura topografica e ancor più: geologica e mineralogica. A questo proposito, in particolare per la regione transgiordana, non esistono, che io sappia, pubblicazioni sufficientemente dettagliate da permettere anche a uno scienziato che non vi è stato di immaginare e descrivere interi percorsi con una tale perfezione da lasciare perplesso chi ne ha avuto la possibilità.
Ho viaggiato molto in Palestina, Giordania e altri Paesi del Medio Oriente. In particolare, mi sono concentrato sulla ricerca mineraria in Giordania. Ho quindi potuto vedere e seguire da vicino ciò che le dettagliate pubblicazioni inglesi (le uniche che credo esistano in questo campo, per queste regioni) non possono nemmeno lontanamente offrire.
Ebbene, posso dichiarare, con coscienza serena, che quando ho letto la descrizione nell'Opera di uno dei viaggi di Nostro Signore oltre il Giordano, a Gerasa, ho riconosciuto perfettamente, con un ricordo vivido che mi tornava alla mente, il cammino di Nostro Signore, e ho riconosciuto la descrizione fatta con tale precisione che solo chi poteva vederla o l'aveva vista era in grado di immaginare!
Ma la mia sorpresa è aumentata quando, continuando a leggere, ho visto un'affermazione di natura mineralogica in cui, raffigurando blocchi sovrapposti come granito, dice che non sono granito ma calcare! Dichiaro che questa distinzione può essere valutata solo sul posto da un esperto! Proseguendo, leggo che sulla cima, poco prima di riprendere la dolce discesa verso Gerasa, c'è una piccola sorgente dove N.S.G.C. si fermò con la carovana per mangiare qualcosa. Ora, credo che questa sorgente, che pure esiste, sia talmente piccola che sarebbe sfuggita a chiunque non fosse stato particolarmente attento, anche se l'avesse attraversata.
Questi elementi, oltre alla descrizione di tutto il viaggio, in questa regione per la quale la tradizione attesta che i villaggi che ho visto, quasi al 100% cristiani in un Paese a maggioranza musulmana, sono cristiani fin dai tempi della predicazione di Nostro Signore Gesù Cristo, rappresentano un fattore che non può lasciare indifferenti.
Sono questi fatti, e altri che per brevità non citerò, che hanno colpito il mio spirito critico e rafforzato in me l'assoluta convinzione che quest'opera sia frutto del soprannaturale; se così non fosse, non riuscirei a trovare una spiegazione umanamente convincente a questi fatti che ho citato e che sono comunque perfettamente verificabili.
Ma più che la mia mente critica, è il mio cuore - che si sente meglio ogni volta che può leggere qualche pagina di questo libro - ad assicurarmi che questa è "opera di Dio".
Spero con tutto il mio essere che quest'opera diventi al più presto, con la sua pronta pubblicazione, patrimonio e proprietà di tutta l'umanità, perché sento e penso che molte, moltissime anime erranti torneranno all'ovile.
Vittorio Tredici, Roma, gennaio 1952 ".
Questa testimonianza del dottor Vittorio Tredici era uno dei documenti che accompagnavano la petizione indirizzata a Papa Pio XII il 29 gennaio 1952 dall'Arcivescovo e Segretario della Congregazione dei Riti, mons. Alfonso Carinci, in seguito ai ripetuti attacchi del Sant'Uffizio alle trascrizioni di Maria Valtorta.