Portogallo, Italia, Francia
1195-1231
Sant'Antonio da Padova, il "santo che tutti amano"
Discepolo di Sant'Agostino e di San Francesco d'Assisi, fu missionario, predicatore, operatore di miracoli e mistico. Dopo la sua morte, venne venerato sulla sua tomba a Padova e invocato in tutto il mondo, come dimostra il gran numero di statue che lo raffigurano in ogni chiesa. Ma chi era questo santo che Papa Pio XII ha proclamato "Dottore evangelico della Chiesa"? Scopriamo la sua storia e le tante testimonianze della sua presenza, della sua compassione, della sua pace e della fede ritrovata.
Sant'Antonio da Padova, 1450, affresco di Benozzo Gozzoli, chiesa di Santa Maria in Aracoeli, Roma / ©CC0/wikimedia
Motivi per credere :
- Jean Rigaud (+ 1323), frate minore e poi vescovo di Tréguier, ci ha lasciato un resoconto dei numerosi miracoli compiuti da Sant'Antonio a Saint-Pierre-du-Queyroix, Saint-Junien, Solignac e Brive, nella regione del Limosino. Un'edizione di quest'opera, La vie de saint Antoine de Padoue, può essere consultata online.
- Antonio conosceva in anticipo il giorno della sua morte, e annunciò, dall'alto di un colle che circondava Padova, l'onore di cui la città avrebbe goduto grazie ai suoi meriti.
- Il 13 giugno 1231, pochi istanti prima di spirare, frate Antonio contemplò Gesù con i suoi occhi e dichiarò: "Vedo il mio Signore, mi chiama a sé".
- I numerosi miracoli compiuti il giorno della sua sepoltura portarono presto a un movimento a favore della sua canonizzazione, che venne concessa il 30 maggio 1232, meno di un anno dopo la sua morte, da Papa Gregorio IX.
- L'8 aprile 1263, 31 anni dopo la morte di Antonio, frate Bonaventura, dottore in teologia e ministro generale dell'Ordine, procedette alla ricognizione canonica del corpo del santo e scoprì la sua lingua ancora fresca e intatta.
- I frutti spirituali di Sant'Antonio furono palpabili: in Provenza e in Linguadoca fondò numerosi conventi di frati minori. Le grotte di Brive, dove condusse una vita solitaria, sono oggi uno dei luoghi di pellegrinaggio e di spiritualità più popolari in Francia.
Sintesi :
Antonio, il cui nome di Battesimo era Fernando Martins, nacque a Lisbona, futura capitale del Portogallo, nel 1195 (o 1190, secondo le analisi effettuate sui suoi resti mortali), all'ombra della cattedrale. "I suoi biografi scrivono: "Ragazzo di buon carattere, imparò dai genitori a spalancare le mani ai poveri, e la misericordia crebbe in lui fin dall'infanzia". Affidato ai canonici della cattedrale per la sua educazione e istruzione, non cedette ai piaceri di una città brulicante di giovani e colori, popolata da crociati teutonici e bretoni attratti dall'aria fresca e dal sole. Imparò i rudimenti della grammatica e del buon parlare, visitò le chiese, acquisì il gusto per il latino e la liturgia, e quando raggiunse l'età del matrimonio scelse di dedicarsi a Dio come membro dei Canonici Regolari di Sant'Agostino presso il monastero di São Vicente de Fora di Lisbona, dove insegnavano maestri esperti in teologia, logica e medicina.
Due anni dopo si trasferì nel monastero di Santa Cruz a Coimbra (200 chilometri più a nord), e con il suo comportamento fece capire a tutti che questo cambiamento non era solo di luogo, ma di vita. Furono gli anni più fecondi della sua formazione teologica e spirituale. Scrutò il significato nascosto delle Scritture e rafforzò la sua fede contro gli errori; imparò la saggezza, e in breve tempo dimostrò una tale conoscenza delle Scritture che la sua memoria gli servì come un libro. Fino al giorno in cui alcuni fratelli poveri di Francesco bussarono alla porta del monastero per chiedere l'elemosina. Il 16 gennaio 1220, cinque di questi frati, inviati da Francesco a evangelizzare i Saraceni in Marocco, furono crudelmente decapitati dal sultano. L'evento scosse lo spirito di Fernando fin nel profondo, e mentre meditava di andare in Marocco a dare la vita per Cristo pregò: "Oh, se l'Altissimo si degnasse di farmi condividere la corona di questi santi martiri! Se la spada del boia mi trovasse a piegare il collo, in ginocchio, per il nome di Gesù!" Un giorno confidò ai fratelli il suo progetto di indossare l'abito, con la promessa di essere inviato ad annunciare Cristo ai Saraceni. Cambia il suo nome da Fernando ad Antonio e partì per il Marocco all'inizio dell'autunno. Immobilizzato dalla malattia, non riuscì a realizzare il suo sogno, e all'inizio della primavera tornò in Portogallo. Non era lontano dalla Spagna quando i venti contrari portarono l'imbarcazione su cui viaggiava sulle coste della Sicilia.
Accolto dai frati di Messina (Sicilia), venne a sapere che alla fine di maggio, per la Pentecoste del 1221, si sarebbe tenuto ad Assisi (Umbria) un capitolo di tutta la Fraternità. Vi si recò, nonostante le conseguenze della malattia e del naufragio, e incontrò e ascoltò Francesco parlare dei beni promessi a chi serve il Signore. Quando tutti i frati tornarono alle loro comunità, Antonio rimase solo, sconosciuto a tutti e discreto sulla sua cultura e sul suo ministero sacerdotale. Fra' Graziano, Provinciale di Romagna (Italia), gli chiese se fosse sacerdote: "Sì" , rispose Antonio, e fra' Graziano lo mandò a Montepaolo, sulle alture di Forlì (Emilia Romagna), dove sei frati vivevano in un eremo. Lì per un anno e mezzo visse nel silenzio e nella preghiera, e attraverso il digiuno e la penitenza esercitò un grande controllo sul suo corpo. Un giorno del settembre 1222, in occasione della sua ordinazione sacerdotale, il superiore invitò frate Antonio a tenere la consueta conferenza spirituale. Egli cominciò a parlare con voce chiara e ad esporre le Scritture in modo così approfondito che quell'uomo ritenuto buono solo per lavare i piatti e spazzare il convento si rivelò un esperto teologo, esegeta, oratore e uomo spirituale. Fra' Graziano gli affidò subito il compito di predicare nella Romagna infestata dall'eresia catara. Poco dopo Francesco, riconoscendo in lui il frate che sapeva coniugare scienza e umiltà, gli affidò l'incarico di insegnare teologia ai frati di Bologna, chiamandolo "mio vescovo" , essendo il compito di predicare e insegnare riservato ai vescovi o a "uomini provati dalle loro qualità di vita e di dottrina" .
Nel 1223, Papa Onorio III si appellò a Luigi VIII, re di Francia, affinché intervenisse in Linguadoca, dove "glieretici attaccavano apertamente la Chiesa e rovinavano la fede cattolica" . Antonio venne quindi inviato nel sud della Francia per riportare i credenti alla fede e alla morale del Vangelo. Insegnò a Montpellier e a Tolosa; a Limoges fu responsabile delle comunità di Francia, e il convento di Le Puy lo ebbe come superiore. Jean Rigaud, frate minore di Limoges e poi vescovo di Tréguier, ci ha lasciato un resoconto di numerosi miracoli compiuti a Saint-Pierre-du-Queyroix, Saint-Junien, Solignac e Brive, nella regione del Limosino. Le grotte di Brive, dove condusse una vita solitaria, sono oggi uno dei luoghi di pellegrinaggio e di spiritualità più popolari in Francia. In Provenza e in Linguadoca, nel Limosino e nel Velay, Antonio fondò numerosi conventi di frati minori. Le tante conversioni avvenute in Francia e in Italia gli valsero il soprannome di "martello degli eretici". Tornato in Italia, partecipò al Capitolo generale di Pentecoste a Roma nel 1227 (dopo la morte di san Francesco, avvenuta il 3 ottobre 1226). Antonio fu nominato Provinciale dell'Italia settentrionale.
Nel Capitolo generale tenutosi ad Assisi nella Pentecoste del 1230, durante il quale predicò davanti al Papa che, impressionato dalla sua conoscenza della Bibbia, lo definì "lo scrigno del Testamento" , Antonio fu sollevato da ogni responsabilità di governo dei frati e autorizzato a predicare liberamente in qualsiasi luogo avesse scelto. In questa occasione si stabilì a Padova (Veneto), nel convento di Santa Maria. Trascorse l'inverno 1230-1231 mettendo insieme la sua opera scritta, i Sermoni delle domeniche e delle feste dell'anno, ma dovette interromperla all'inizio di febbraio per dedicarsi interamente, per quaranta giorni, "con instancabile zelo alla predicazione, all'insegnamento e al ministero della confessione fino al tramonto, molto spesso digiunando". Fu un periodo di attività estenuante, nelle chiese della città o all'aperto, davanti a un pubblico che a volte superava le 30.000 persone di ogni età e condizione, ma molto ricco di "una messe abbondante per il Signore": la pacificazione di vecchi rancori, la restituzione di beni rubati volontariamente o con la forza, la liberazione di padri di famiglia tenuti in prigione fino all'esaurimento dei debiti derivanti dall'usura, la conversione di famigerati banditi e così via.
Antonio conosceva in anticipo il giorno della sua morte, e annunciò dall'alto di un colle che circondava Padova l'onore di cui la città avrebbe goduto grazie ai suoi meriti. Esausto e tormentato da una persistente idropisia, dovette ritirarsi a Camposampiero, una ventina di chilometri a nord di Padova, per recuperare la salute e riposare la mente. Venerdì 13 giugno dell'anno del Signore 1231, durante un pasto, ebbe un attacco di cuore e chiese di essere riportato alla sua comunità di Padova. Il viaggio, su un carro tirato da buoi, fu difficile. Entrando in città, un frate gli consigliò di fermarsi al monastero della Cella, dove i frati fornivano assistenza spirituale alle Clarisse. Fu lì che l'anima di fra' Antonio, ricevuti i sacramenti della Chiesa, dopo aver contemplato con i propri occhi Gesù, il suo Signore ("Vedo il mio Signore, mi chiama a sé"), "venne assorbita nell'abisso di luce" .
Bande di bambini invasero immediatamente la città, gridando "Il santo padre è morto; Sant'Antonio è morto", e tutta la popolazione pianse "il padre di Padova, la sua guida e il suo cocchiere, che lasciava un popolo di orfani". I numerosi miracoli compiuti il giorno della sua sepoltura portarono presto a un movimento a favore della sua canonizzazione, che venne concessa da Papa Gregorio IX il 30 maggio 1232, meno di un anno dopo la sua morte. Ben presto si progettò di costruire una grande basilica a Padova per accogliere i numerosi pellegrini e rendergli omaggio (1238-1310). Trentun anni dopo, l'8 aprile 1263, fra' Bonaventura, dottore in teologia e ministro generale dell'Ordine, procedette alla ricognizione canonica del corpo del santo, e con grande emozione scoprì la sua lingua ancora fresca e intatta. Il 16 gennaio 1946, festa dei Cinque Martiri del Marocco, Pio XII ha proclamato Sant'Antonio di Padova "Dottore evangelico della Chiesa".
Al di là delle ragioni per credere :
Il culto di Sant'Antonio si è diffuso soprattutto a partire dal Rinascimento in Estremo Oriente e nel Nuovo Mondo al seguito degli esploratori portoghesi. Sebbene la devozione popolare, molto fervida in tutto il mondo, raffiguri spesso il santo come un francescano accogliente chiamato a ritrovare oggetti smarriti, non va dimenticato che egli fu soprattutto un grande teologo e contemplativo.
Andare oltre :
Valentin Strappazzon, Saint Antoine de Padoue, une vie, Cerf, 2017.